martedì 11 settembre 2012

Premesse: il tema del ritorno. Parte III


Dopo la breve parentesi dedicata ai corsi e ricorsi storici di Vico (Premesse: il tema del ritorno. Parte III), è interessante considerare il tema dell'Eterno Ritorno dell'Eguale in Nietzsche.

Questa teoria è stata definita dallo stesso come la più abissale dei suoi pensieri. La sua prima espressione si trova nell’aforisma 341 de La Gaia Scienza, aforisma:

Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione – e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!  
[NIETZSCHE, 1964, La Gaia Scienza, IV, aforisma 341, pp. 200-201 (corsivo di chi scrive)].

Tuttavia la formulazione più eloquente avviene in Così parlò Zarathustra [NIETZSCHE, 1964, Così parlò Zarathustra] nel discorso su “La visione e l’enigma”. 

Zarathustra narra di una salita su un impervio sentiero di montagna (= simbolo del faticoso innalzarsi del pensiero), durante la quale egli, con il nano che lo segue, si trova di fronte ad una porta carraia, su cui è scritta la parola attimo (= il presente) e dinanzi alla quale si uniscono due sentieri che nessuno ha mai percorso sino alla fine, in quanto si perdono nell’eternità: il primo porta all’indietro (= il passato) e l’altro porta in avanti (= il futuro). Zarathustra chiede al nano se le due vie sono destinate a contraddirsi in eterno oppure no. Il nano risponde alludendo alla circolarità del tempo:

Tutto va, tutto torna indietro; eternamente ruota la ruota dell’essere. Tutto muore, tutto torna a fiorire, eternamente corre l’anno dell’essere. Tutto crolla, tutto viene di nuovo connesso; eternamente l’essere si costruisce la medesima abitazione. Tutto si diparte, tutto torna a salutarsi; eternamente fedele a se stesso rimane l’anello dell’essere. In ogni attimo comincia l’essere; attorno ad ogni “qui” ruota la sfera “la”. Il centro è dappertutto. Ricurvo è il sentiero dell’eternità 
[NIETZSCHE, 1964, Così parlò Zarathustra, VI, 1, p. 265 (corsivo di chi scrive)]. 

Molte sono le interpretazioni filosofiche di questa teoria, tuttavia, ai fini di questa trattazione, si sottolinea come l’eterna ripetizione della storia implichi il fatto che il senso dell’essere non stia tanto fuori dell’essere, in un oltre irraggiungibile e frustrante, ma nell’essere stesso, ossia in ciò che Nietzsche chiama il divenire innocente e dionisiaco delle cose. E’ nella realizzazione e nella disposizione a vivere la vita pienamente, in ogni attimo di essa che si raggiunge la felicità [Givone, 2008], pp. 94-96. Questo stato di disposizione è anche detto volontà di potenza.

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